mercoledì 16 luglio 2008

Club di Roma, Rifondazione dell'Ordine Internazionale ed Euro

Ricorrendo quest'anno i 100 anni della nascita di Aurelio Peccei, fondatore nel 1968 del Club di Roma, proponiamo due tesi contrapposte sul ruolo effettivo di questo sodalizio. Iniziamo con la “tesi” sostenuta dall’”ortodosso” Gianfranco Bologna, da molti, moltissimi anni notabile della sezione italiana del WWF nel suo “Manuale della sostenibilità” (Edizioni Ambiente, 2008)

“Nell’’aprile del 1968, (…) Aurelio Peccei, economista e dirigente industriale, riunisce a Roma presso l’Accademia dei Lincei una trentina di studiosi di tutto il mondo. L’obiettivo è quello di dar vita a una sorta di think-tank informale, libero e indipendente, dedicato a stimolare il dibattito sulle complesse dinamiche e sulle interconnessioni esistenti tra i sistemi naturali e i sistemi sociali, tecnologici ed economici creati dalla nostra specie e sulle loro prospettive di evoluzione futura. In seguito a questo meeting Peccei (…) fonda il Club di Roma. (…)

Da notare che questa tesi “ufficiale” è anche quella di Wikipedia e dell’ambientalista della prima ora Giorgio Nebbia.

L’antitesi è sostenuta invece da vari autori: Gary Allen, John Coleman e, in Italia, Orio Nardi.

“Il Club di Roma è una organizzazione di industriali, banchieri e scienziati di 25 paesi. Fu creato presso la Villa Serbelloni di Bellagio, della Fondazione Rockefeller. Il Club di Roma ha sempre ricevuto ampia rilevanza sulla stampa controllata dal potere mondialista. Ecco ad esempio come la rivista Time riportò negli anni settanta un ritratto preso dalle “previsioni” del Club di Roma: “Le fornaci di Pittsburg sono fredde, così come le catene di montaggio di Detroit. A Los Angeles, pochi magri sopravvissuti ad una epidemia disperatamente coltivano lembi di terra in pieno centro e attorno agli edifici sperando di racimolare un raccolto di sussistenza. Gli uffici di Londra sono bui, i suoi dock sono deserti. In una fattoria dell’Ucraina i trattori abbandonati arrugginiscono fra i campi: non c’è più carburante per farli funzionare. Le acque del Reno, del Nilo e del Fiume Giallo trasudano miasmi a causa dell’inquinamento.” Gli Insiders che dirigono lo show sanno che il solo modo di raggiungere la resa attraverso il consenso è di creare allarmismi e paure nei cittadini affinchè accettino i loro piani. Prima di continuare, comunque, sentiamo il dovere morale di assicurare che, a dispetto degli hurrà dei cori dei media controllati dal CFR, lo studio del Club di Roma sponsorizzato dai Rockefeller dal titolo “I limiti dello sviluppo” era (ed è) considerato assurdo da demografi informati. Wilfred Beckerman, professore emerito di economia politica presso l’Università di Londra, ad esempio, definì il libro “uno sfacciato esempio di sfrontatezza” (che rappresenta il linguaggio più crudo normalmente esibito da un gentiluomo inglese).” (Gary Allen, The Rockefeller File, 1976)

"Aurelio Peccei apparteneva alla massoneria e faceva parte del Comitato dei 300 (Il Comitato fu fondato dalla Nobiltà nel 1729 per occuparsi dell'attività bancaria internazionale, dei problemi legati al commercio e per sostenere il traffico dell'oppio indiano. E' controllato dalla Corona britannica. Comprende l'intero sistema bancario mondiale e i più importanti rappresentanti delle nazioni occidentali. Si tratta di trecento famiglie che, generazione dopo generazione, governano il mondo sotto la supervisione di gruppi più piccoli). Una volta Aurelio Peccei confessò al suo amico Alexander Haig (Commissione Trilaterale) di sentirsi "un Adam Weishaupt incarnato" (Weishaupt fu l'uomo che ispirò i moderni Illuminati; (John Coleman, Conspirators’s Hierarchy: The Story of the Committee of 300, America West Publishers, 1992)

“A proposito dei Limiti dello sviluppo, Aurelio Peccei in seguito ammise che il computer utilizzato per elaborare i loro dati e per formulare le loro tesi era stato programmato a produrre il risultato desiderato. Disse che ciò era stato fatto perchè le nazioni avevano bisogno di una "schockterapia" se si voleva far loro accettare il controllo della popolazione” (Executive Intelligence Review, Special Report, Global 2000: Blueprint for genocide, pag. 16).

“Il Club di Roma fu fondato nel 1968 dal “BilderbergAurelio Peccei, dirigente della Fiat e finanziato da Gianni Agnelli tramite il gruppo Fiat-Ifi. Il Club di Roma è legato ai vertici del potere mondialista, il Bilderberg e la Commissione Trilaterale. Nel 1976 comprendeva un’ottantina di membri permanenti e una ventina di personalità scelte dagli ambienti mondialisti. In sintonia con la massoneria internazionale (Planet Parenthood) promuove le tesi abortiste del programma “Crescita Demografica Zero” sostenuto dalla Fondazione Rockefeller e il progetto RIO (Ristrutturazione dell’Ordine Internazionale), tramite una potente catena di enti di influsso sociale. Il Club di Roma teorizza un nuovo umanesimo cosmopolita avente connotati chiaramente sinarchici”. (Orio Nardi, Il vitello d’oro, Salpan Editore 2007).

A questo punto, per citare Antonella Randazzo, qualcuno potrebbe dire di non credere alle “tesi complottiste” o che bisogna pur avere fiducia in qualcuno, non si può dubitare di tutti. E’ molto facile etichettare come “complottiste” tesi inusuali, evitando in tal modo di considerare la veridicità dei contenuti che vengono sollevati. Veniamo allora alla parte finale: leggiamo un passo del Terzo Rapporto al Club di Roma.

Nel corso degli anni ’70 il Club di Roma pubblicò vari rapporti, a partire da quel primo Limiti dello Sviluppo che, grazie ai finanziamenti della Fondazione Rockefeller, fu pubblicato in18 edizioni in 23 lingue. In seguito il Club di Roma fubblicò il "Progetto RIO per la Rifondazione dell'Ordine Internazionale", a cura di Jan Timbergen, premio Nobel. Terzo Rapporto al Club di Roma. Biblioteca dell'EST. Edizioni Scientifiche e Tecniche, Mondadori 1977. Scorriamo i titoli di alcuni capitoli

Capitolo I° - Da un mondo disordinato all'Ordine Internazionale
Capitolo II° Lo stato di avanzamento dei negoziati per il nuovo ordine
Parte II° La struttura del Nuovo Ordine Internazionale
Capitolo IV Verso un equo ordine sociale
sottocapitoli
Gli obiettivi fondamentali di un mondo nuovo
Gli elementi guida per il conseguimento di tale obiettivo
La necessità di reinterpretare la sovranità nazionale
Trasformazioni nella struttura del potere
Un programma di azione internazionale

Ecco infine cosa è scritto nella parte dedicata a “L'ordine monetario internazionale” (pag. 146)

“Una politica di fusione monetaria a livello regionale (integrazione monetaria completa) tra paesi che sono riusciti a conservare stabilità dei tassi di cambio reciproci per mezzo di una intregrazione delle loro rispettive politiche interne e di impegni adeguati per sostenere reciprocamente le rispettive monete; consolidare e istituzionalizzare questa integrazione economica e questi impegni finanziari attraverso il necessario trasferimento di autorità dalle istituzioni consultive e decisionali, amministrative e politiche a livello nazionale, ed altre istituzioni a livello sovranazionale.”

Non male come previsione “azzeccata” dell’avvento dell’Euro, fatta 25 anni prima da “pensatori indipendenti” e “liberi”.

3 commenti:

Santaruina ha detto...

Ottimo davvero, stai facendo un ottimo lavoro di ricerca e divulgazione.

Le questioni che si celano dietro l'ascesa del movimento ambientalista non sono ancora studiate a sufficienza, per questo un blog come questo non può che risultare estremamente utile.

A presto

Fabio Giampaoli ha detto...

Ma mettiamo pure che l'ambientalismo è uno dei più grandi inganni della storia e mettiamo anche che Peccei fosse stato uno dei capi della Spectre.

Ecco al di la di questo il picco di Hubbert è una stupidata o no!?

La tua critica sul rapporto dei limiti dello sviluppo non si capisce bene da cosa parte, intanto se non ricordo male tale rapporto non considera il global warming da te tanto deprecato.
E dunque al di la di tutto dove è che avrebbero sbagliato?

Il modello di vita occidentale e ora sempre più quello asiatico si basa su una risorsa finita, il petrolio, puoi anche dirmi che si genera di sua spontanea volontà o che al momento opportuno verrà immesso sul mercato il moto perpetuo ma la vedo dura.

Ma poi tutto questo gran casino di massoni, banchieri e società segrete per fare cosa?

L'euro?

Un governo del mondo fatto da questi 300 che a sentire te già lo governano tranquillamente di nascosto?

Sinceramente non si capisce dove vuoi andare a parare, come tutte le cose anche il club di Roma e Peccei
avranno dei lati poco chiari, ma andrebbero esplicati un pochino meglio.

noalgore ha detto...

Per quanto riguarda le perplessità esposte nel commento di Fabio Giampaoli, lo invito a seguire il blog nel futuro, cercheremo di esporre fatti e documenti che approfondiscano le tematiche da lui toccate. In questa sede aggiungiamo qualche flash sulla figura di Aurelio Peccei (figura emblematica di cui ricorre quest'anno il centenario della nascita).
Ad esempio durante un’intervista al El Pais il 22 agosto 2006, Laura Revelli-Beaumont ha dichiarato che a comandare veramente in Argentina, nei primi anni ‘70, era Aurelio Peccei.

Luchino Revelli-Beaumont era nel 1977 il Presidente della Fiat Francia e fu sequestrato a Parigi da un gruppo di guerriglieri argentini. Sua figlia Laura dichiara che suo padre fu vittima di un insolito intreccio di interessi politi ed economici e che si aggiunsero le relazioni che aveva suo padre con Peron. Quando Luchino Revelli-Beaumont riacquistò la libertà si ritirò fuori Parigi, in un silenzio isolato. E tutt’ora vive così. Lei crede che se i sequestratori sapessero dov’è, andrebbero ad ucciderlo.
Nell’intervista Laura ritiene che a comandare in Italia sia la famiglia Agnelli. Luchino Revelli-Beaumont, torinese, fu tra gli anni ’60 e ’70 ambasciatore della Fiat nel mondo, visitando, tra gli altri paesi, l’ex Unione Sovietica, l’Europa dell’Est, la Cina, la Corea e l’Argentina (prima volta nel 1971). Nel 1972 ci fu il sequestro di Oberdan Sallustro, dirigente Fiat, e Aurelio Peccei stabilì delle trattative col capo dei rapitori. Secondo la Beaumont, nel 1972 a comandare veramente in Argentina come un capo di Stato ombra era Aurelio Peccei.